La psicologia dei buddha, di coloro che si sono risvegliati – seconda parte

La psicanalisi freudiana è incentrata sull’analisi della mente e scava nel profondo dell’inconscio con lo scopo dichiarato di riportare la persona alla normalità.

La sua utilità è al massimo limitata a coloro che si sono allontanati così tanto dalla normalità che non sono più in grado di lavorare, che non possono più avere relazioni accettabili, che in qualche modo si sentono a pezzi.

Ma questa tipo di psicologia può solo aiutarti ad accettare la tua miseria, a renderla sopportabile, a rassegnarti che la vita non è in grado di darti niente di più.

Jung si è spinto un po’ più in profondità, ma con la sua analisi dell’inconscio collettivo ha semplicemente reso le acque ancora più torbide e anche questo non ti sarà di vero aiuto.

Assagioli, che con la sua psicosintesi si è spinto all’altro estremo della psicanalisi, a sua volta non potrà esserti molto utile perché ancora una volta siamo nello stesso ambito di pensiero, con il lavoro che continua ad accadere all’interno della mente.

La psicologia dei buddha è invece trascendente e ti porta oltre i limiti della mente.

Quando sei in grado di dimorare all’esterno della tua mente, quando sei capace di stabilire una distanza tra la tua mente e il tuo essere, ecco che hai compiuto il primo passo nel cammino della psicologia dei buddha, di coloro che si sono risvegliati.

Ed ecco accadere un miracolo: quando osservi la tua mente dall’esterno, tutti i problemi scompaiono, perché la mente stessa che conoscevi è scomparsa, ha perso qualsiasi potere su di te.

La psicologia dei buddha, dei risvegliati, non lavora all’interno della mente e non ha alcun interesse nell’analisi e nemmeno nella sintesi. Ti aiuta semplicemente a uscire dalla mente così che tu la possa guardare dal di fuori: ed è allora che accade la vera trasformazione.

Sii più consapevole della tua mente e in questo modo scoprirai che tu non sei la tua mente, e questo è l’inizio della vera rivoluzione.