27* Cosa ci stiamo facendo qui sulla Terra? (7’58”)

Cosa ci stiamo facendo qui sulla Terra?

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Cosa ci stiamo facendo qui su questa terra?

Perché ci alziamo tutte le mattine e perché andiamo in ufficio e facciamo tutta una serie di cose e guadagniamo denaro – per cosa?

Le persone non se lo chiedono perché la domanda è molto scomoda e crea nervosismo, anche semplicemente formularla.

Quindi le persone non se lo chiedono, evitano questo tipo di domande… e si mantengono occupate.

Ma quando cambi la tua situazione, ad esempio ti trasferisci da qualche parte… ecco che la nuova situazione e tutte le cose nuove che devi fare fanno riemergere la domanda.

Nella situazione precedente la domanda non sorgeva, eppure c’era… ed era altrettanto rilevante quanto lo è qui adesso.

Quindi questo fa parte del gioco che stiamo giocando qui, renderti consapevole che qualunque cosa tu faccia non ha alcun senso a meno che tu non arrivi a conoscere chi sei.

Qualunque cosa tu stia facendo è senza senso, è assurda, non può avere alcun significato.

Forse è la tua occupazione e tu ti mantieni impegnato per evitare te stesso, altrimenti la domanda sarebbe irrilevante: cosa ci stai facendo sulla terra?

Se diventi consapevole di questa domanda, ti sentirai un po’ confuso.

E questa confusione è in realtà meglio della chiarezza che c’era prima.

Quella non era chiarezza, perché una mente chiara non può mai essere confusa.

La confusione era presente nel tuo inconscio, e adesso è venuta a galla, ora è in superficie.

La nuova situazione l’ha fatta emergere, e questo va bene: essere confusi va bene perché questo porterà consapevolezza.

Farsi domande che creano confusione è una buona cosa. Serve coraggio persino per riconoscere il fatto di quello che ci stiamo facendo qui.

Serve coraggio perché se continui a porti la domanda in maniera pertinente, avrai la sensazione che stai diventando matto perché non arriva nessuna risposta.

Non ci sarà alcuna risposta che ti soddisfa.

Se continui a porti la domanda e vai in profondità, e la domanda persiste, arriverai a un punto oltre al quale non esiste risposta.

La domanda resta con te come una freccia che entra nel cuore, penetrante, dolorosa, angosciante.

Non puoi più tornare indietro e non c’è modo di andare avanti – senti che non c’è via d’uscita, o che sei davanti a un precipizio.

Se continui a porti una domanda incessantemente, arrivi sempre a un punto dove non esiste più alcuna risposta. Ed è questa la ragione per cui tante volte i filosofi impazziscono.

É accaduto a Friedrich Nietzsche che ha insistito a farsi quelle domande che le persone evitano ed è arrivato a un punto dove nessuna risposta era più valida.

La domanda era lì come una fiamma che ardeva incessantemente e consumava il suo essere, e non c’era risposta! Ha consumato la sua intera consapevolezza ed è diventato matto!

La gente evita queste domande che rischiano di farti impazzire.

Ma in oriente non è mai successo perché una volta che ci facciamo la domanda: cosa ci sto facendo qui? e non troviamo alcuna risposta, allora cambiamo la domanda. Arriviamo a una domanda fondamentale: Chi sono io?

In Occidente non è mai successo.

Continuano con la stessa domanda, ma quando non c’è risposta è meglio passare a una domanda ancor più fondamentale.

E forse allora c’è una risposta reale “Chi sono io?”… non “Cosa sto facendo”, perché fare è secondario, essere è primario.

In primo luogo sei, e poi fai qualcosa.

Non puoi fare se non sei, anche se è vero che non puoi fare anche se sei.

Quindi, “fare” è non essenziale, mentre “essere” è assolutamente essenziale.

Forse la risposta a “Chi sono io” è nell’“essere”.

Invece che chiedere “Cosa ci faccio qui?” chiedi “Chi sono io?” e tutto il lavoro con i gruppi serve a metterti alle strette, a metterti all’angolo, in quello spazio dove questa domanda diventa la cosa più significativa della tua vita, così significativa che a meno che abbia trovato la risposta, ogni altra cosa sembra essere futile.

Si, capisco, arriva la confusione, ma la confusione è una cosa buona e sana perché solo attraverso questa confusione avverrà una trasformazione.

E in oriente… Se Friedrich Nietzsche fosse stato in oriente, sarebbe diventato un buddha, non sarebbe impazzito.

Le stesse domande ce le siamo chieste in oriente, ma una volta scoperto che si tratta di una domanda secondaria… magari la risposta non arriva perché si tratta di una domanda secondaria e quindi è necessario passare a chiedersi una domanda più fondamentale.

Per esempio, se tu togli le foglie da un albero e l’albero non scompare, questo significa semplicemente che le foglie non sono le radici.

Quindi serve arrivare alle radici e tagliare quelle, e solo allora l’albero scompare.

Quindi, questa domanda “Cosa ci faccio qui?” ti perseguiterà.

E non solo qui dove sei adesso, puoi andare da qualunque parte nel mondo, ma la domanda ti seguirà: “che cosa sto facendo?”

Questa non è una confusione della quale ti puoi liberare facilmente.

Una volta che è sorta, non è facile sbarazzarsene.

Devi andare oltre, e solo allora potrai lasciarla cadere.

Non puoi tornare indietro, non è possibile.

E questa confusione ti porterà una certa maturità.

Sarà dura, ci saranno disagi, sarà scomoda, ma questo è il prezzo da pagare.

Ma una volta che hai pagato il prezzo e sei diventato degno di ricevere la risposta, sarà un appagamento straordinario.

Quindi non c’è da preoccuparsi.

Questo fa parte del mio lavoro – confondervi e poi aiutarvi a trovare una chiarezza a livello superiore, una vera chiarezza!

Le persone sembrano vivere una vita assolutamente non confusa, ma si tratta solo di una finzione!

Vivono al di sotto del livello di confusione, questo è vero, ma non al di sopra della confusione.

Con questa confusione c’è un nuovo germoglio di vita che sta cercando di esplodere nel tuo essere – accettalo!

 

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